Italia e PNRR: come la digitalizzazione rivoluzionerà il paese
Un paese non digitalizzato è un paese rallentato. Questo il principio alla base del PNRR -il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza-, il documento predisposto dal governo italiano che prevede risorse per un totale di 235,12 miliardi di euro di cui 49,8 destinati a “digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura”.
Il ritardo digitale dell’Italia
Se c’è una cosa che questi anni di pandemia hanno evidenziato è certamente un forte ritardo dell’Italia nell’ambito innovazione e digitalizzazione. Si pensi che prima della pandemia da Covid-19, il 98,8% dei dipendenti della Pubblica Amministrazione non aveva mai utilizzato il lavoro agile e l’utilizzo effettivo durante l’emergenza è stato del 33%, a fronte di un potenziale di lavoro agile nei servizi pubblici pari al 36%.
Nel 2021, l’indice DESI, che valuta le competenze digitali dei cittadini, la digitalizzazione del sistema produttivo e dei servizi pubblici e gli investimenti infrastrutturali e tecnologici, ha collocato l’Italia al 20° posto in classifica nell’insieme dei 27 Stati Membri dell’UE. Posizione non certo virtuosa ma un passo avanti rispetto al 25° posto occupato dal nostro Paese soltanto l’anno prima, nel 2020.
È in questo contesto che trova spazio il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che, con l’obiettivo di risollevare l’Italia dopo la pandemia, punta alla trasformazione digitale del Paese, sia nel settore pubblico che privato.
Cos’è il PNRR
Il PNRR Italia è il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, il piano costituito da investimenti e riforme promosse dal governo italiano nell’ambito dei fondi stanziati dal programma Next Generation EU.
Il piano Next Generation EU è nato con l’obiettivo di aiutare i Paese Europei a superare la crisi generata dalla pandemia trasformando le economie e creando nuove opportunità e posti di lavoro. Nel complesso, punta a creare un’Europa più verde, digitale, resiliente e pronta ad affrontare le sfide del presente e del futuro.
Per un totale di 235,12 miliardi di euro (risultato delle risorse garantite dal piano Next Generation EU con il suo Dispositivo per la Ripresa e Resilienza e il Pacchetto React-EU, e le risorse aggiunte dallo Stato attraverso il Fondo Complementare), il PNRR rappresenta un’opportunità di sviluppo, l’inizio di un percorso di crescita economica duratura e sostenibile e il passaggio obbligato verso la transizione ecologica e ambientale del Paese.
Secondo le linee guida emanate dalla Commissione Europea, il Piano nazionale si articola in tre assi principali:
- Digitalizzazione e innovazione;
- Transizione ecologica;
- Inclusione sociale.
PNRR Missioni: gli interventi previsti dal Piano
Il Piano Nazionale prevede sei settori di intervento che vengono definite Missioni. In ognuna di queste, la digitalizzazione avrò un ruolo di primaria importanza:
– Missione 1: digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura. Con un totale di oltre 49 miliardi, questa prima Missione ha come obiettivo modernizzare le infrastrutture digitali di comunicazione del Paese, sostenere l’innovazione del sistema produttivo e investire nel settore turismo e cultura;
– Missione 2: rivoluzione verde e transazione ecologica. La Missione punta a realizzare la transizione verde ed ecologica della società e dell’economia portando a termine azioni quali, ad esempio, il potenziamento del riciclo dei rifiuti, la riduzione delle perdite di acqua potabile sulle reti idriche e lo sviluppo dell’uso dell’idrogeno nell’industria dei trasporti.
– Missione 3: infrastrutture per una mobilità sostenibile. La terza Missione prevede interventi volti a rafforzare e estendere l’alta velocità ferroviaria nazionale e a potenziare la rete ferroviaria regionale, ponendo particolare attenzione al Mezzogiorno.
– Missione 4: istruzione e ricerca. Soprattutto ai fini di rilanciare la crescita potenziale, la produttività e la capacità di adattarsi alle sfide tecnologiche e ambientali, questa Missione comprende interventi che puntano ad aumentare le competenze digitali del personale scolastico, dei lavoratori e degli studenti implementando, tra le altre cose, l’erogazione della formazione da remoto.
– Missione 5: inclusione e coesione. La Missione prevede una revisione strutturale delle politiche attive del lavoro, il rafforzamento dei centri per l’impiego e la loro integrazione con i servizi sociali e con la rete degli operatori privati con la creazione di una piattaforma per il Sistema nazionale di certificazione della parità di genere e la valorizzazione delle competenze digitali attraverso il Servizio Civile Digitale.
– Missione 6: salute. La missione ha come obiettivi principali il potenziamento della rete territoriale e l’ammodernamento delle dotazioni tecnologiche del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) assieme al rafforzamento del Fascicolo Sanitario Elettronico e lo sviluppo della telemedicina.
Per seguire lo stato d’avanzamento di ogni investimento e le relative spese sostenute è sufficiente collegarsi al sito Italiadomani.gov.it.
Missione 1 del PNRR: digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura
La prima missione del PNRR mira a promuovere la transizione digitale nel settore privato e nella Pubblica Amministrazione (PA) oltre che a sostenere ed investire nei settori chiave del turismo e della cultura. Per questa missione è stato realizzato un focus, “Italia digitale 2026”, contenente gli obiettivi e le iniziative per la transizione digitale a cui è dedicato il 27% delle risorse totali previste dal PNRR.
Le principali azioni contenute in questa prima Missione sono:
– La diffusione della banda ultra-larga (fibra, FTTH, FWA e 5G) e connessioni veloci in tutto il paese con l’obiettivo finale di portare la connettività a 1 Gbps in rete fissa a 8,5 milioni di famiglie e a 900 edifici scolastici che ancora ne sono privi. Un’investimento di questo tipo mira a realizzare appieno l’obiettivo di Gigabit Society;
– La trasformazione digitale delle imprese attraverso incentivi per l’investimento in Tecnologie 4.0 (sensori, Internet of Things, stampanti tridimensionali etc), che potranno essere impiegati appieno grazie alla connessione ad altissima capacità, e il supporto all’internazionalizzazione delle piccole e medie imprese;
– La digitalizzazione della PA e il potenziamento delle competenze digitali, rafforzando in primis le infrastrutture digitali della PA, favorendo la migrazione al cloud e ampliando i servizi offerti ai cittadini, e dedicandosi ad attività di formazione per ampliare le competenze;
– Il rilancio della cultura e del turismo, valorizzando i siti storici e culturali secondo un approccio sostenibile e potenziandone la capacità attrattiva, la sicurezza e l’accessibilità, anche digitale, per trarre il meglio da un settore che già rappresenta circa il 12% del Pil del nostro Paese.
PNRR digitalizzazione e PA: un focus
Il piano “Italia digitale 2026” riassume quindi gli investimenti e le riforme del PNRR relativi alla digitalizzazione che il governo intende mettere in atto entro il 2026. Gli obiettivi in termini di digitalizzazione sono sostanzialmente 5, ovvero:
1. Identità e cittadinanza digitale, per diffondere l’identità digitale ed assicurandosi che venga utilizzata dal 70% della popolazione entro il 2026.
Partendo dai sistemi di identità digitale esistenti (SPID e CIE) il PNRR digitalizzazione intende rafforzare il sistema convergendo verso una soluzione integrata e con una miglior user experience capace di semplificare l’esperienza degli utenti e facilitare l’accesso ai servizi della PA. L’identità digitale, infatti, rappresenterebbe la chiave per accedere a tutti i servizi online, una credenziale unica, che si attiva un’unica volta e rimane sempre valida. L’utente, senza dover più richiedere credenziali differenti per ogni amministrazione, potrà così accedere a tutti i servizi pubblici digitali italiani, dei Paesi membri dell’UE a ad alcuni servizi erogati da privati.
2. Competenze digitali, per colmare il gap rendendo almeno il 70% della popolazione digitalmente abile entro il 2026.
Reskilling e upskilling, ovvero l’apprendimento di nuove competenze digitali e il miglioramento di quelle esistenti, rappresentano un punto chiave all’interno delle iniziative promosse da Next Generation EU. L’implementazione delle infrastrutture digitali avviene quindi di pari passo con le iniziative volte a supportare l’alfabetizzazione digitale del Paese. Il PNRR prevede iniziative di supporto ai cittadini, in particolare supportando le fasce della popolazione più a rischio di subire le conseguenze del digital divide. Alle piattaforme educative, di istruzione e di supporto nel mondo del lavoro, si associa l’attività del Servizio Civile Digitale che punta a fornire le competenze digitali di base a circa 3 milioni di cittadini.
3. Cloud e infrastrutture digitali, per portare circa il 75% delle PA italiane a utilizzare servizi in cloud entro il 2026.
Per offrire servizi più sicuri e integrati, la trasformazione digitale della PA segue un approccio “cloud first” orientato alla migrazione dei dati e degli applicativi informativi in singole amministrazioni verso un ambiente cloud. Ad oggi, il 95% dei circa 11.000 data center utilizzati dagli enti pubblici nazionali presenta carenze nei requisiti minimi di sicurezza, affidabilità e capacità elaborativa. Per le amministrazioni centrali si tratterà di migrare sul Polo Strategico Nazionale (PSN), un’infrastruttura nazionale e all’avanguardia in termini di prestazioni e sicurezza, o di migrare su cloud “public” di uno tra gli operatori di mercato certificati. Per favorire la migrazione al cloud, alle PA centrali e locali viene offerto un programma di supporto e incentivo che permetterà alle amministrazioni di essere affiancate da risorse specializzate nella gestione amministrativa, nella gestione tecnica e nelle attività di project management durante tutto il periodo di trasformazione.
4. Servizi pubblici online, per raggiungere entro il 2026 almeno l’80% dei servizi pubblici essenziali erogati online.
La creazione di una Piattaforma Nazionale Dati, un insieme di banche dati pubbliche che comunicano tra loro, ha lo scopo di contribuire al risparmio economico delle amministrazioni e di tempo per i cittadini. Il PNRR punta, infatti, ed eliminare l’accesso ai vari servizi digitali come fossero silos verticali per abbracciare il principio “once only” secondo il quale le PA devono evitare di chiedere a cittadini e imprese informazioni già fornite in precedenza. La Commissione Europa stima che l’adozione di questo principio implichi per i Paesi dell’UE un risparmio di 5 miliardi € all’anno. Insomma, i dataset della PA agiranno in piena interoperabilità, evitando al cittadino di dover fornire più volte le stesse informazioni a diverse amministrazioni. La piattaforma sarà dotata di API (Application Programming Interface) che permetteranno a tutte le amministrazioni di accedere alle informazioni sul cittadino in modo immediato, semplice ed efficace. D’altro canto, i cittadini e le imprese potranno così accedere a servizi che si basano su informazioni costantemente aggiornate e in piena sicurezza.
5. Reti ultra-veloci, per raggiungere, in collaborazione con il Mise, il 100% delle famiglie e delle imprese italiane con reti a banda ultra-larga entro il 2026.
Un investimento, questo che si rende necessario per permettere alle famiglie di usufruire di servizi diventati ormai parte della quotidianità, come lo smart working e la didattica a distanza. Poter accedere ad una rete ad alta velocità e capacità garantisce alle imprese la possibilità di sfruttare appieno le nuove Tecnologie 4.0 e rimanere competitive sul mercato.
Conclusione
Le attività previste dal PNRR nell’ambito della digitalizzazione rappresentano insomma una vera e propria rivoluzione per il Paese. Per ora, non si tratta che di tener traccia dell’andamento delle iniziative e sperare che l’Italia si dimostri all’altezza delle sue ambizioni.