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Perché non sottovalutare il test del software (se vuoi un prodotto digitale che funzioni davvero)

Hai in mente un prodotto digitale? O magari lo stai già sviluppando? In entrambi i casi, c’è una fase che non puoi permetterti di saltare: il test del software.

Spesso visto come un passaggio “tecnico”, il software testing è in realtà uno degli snodi più strategici di tutto il processo di sviluppo. Parliamo di quel momento in cui metti davvero alla prova il tuo prodotto: scopri se funziona come dovrebbe, se resiste all’uso reale, se è pronto a rispondere alle aspettative degli utenti.
Eppure, il test del software è anche uno degli aspetti più trascurati. Si taglia per risparmiare tempo. Si rimanda. Si improvvisa. Ma ogni bug non rilevato, ogni malfunzionamento ignorato, ogni esperienza frustrante lasciata passare… si paga. Con ticket di assistenza, recensioni negative o funzionalità che nessuno usa.

In questo articolo ti raccontiamo cos’è il test del software, perché è importante e cosa aspettarti da un processo ben fatto — che tu sia già alle prese con il tuo prodotto o stia ancora valutando da dove cominciare.

Hai già un progetto in corso e vuoi parlarne con un esperto? Scrivici qui. 

Cos’è il test del software (e cosa non è)

Il test del software è l’insieme di attività pensate per verificare che un’applicazione (o in generale, un prodotto digitale) funzioni davvero come previsto. L’obiettivo è semplice: assicurarsi che tutto giri senza intoppi, che l’esperienza utente sia fluida e che il prodotto sia pronto per affrontare la realtà.

Testare un software significa passarlo ai raggi X per cercare bug, comportamenti anomali, casi limite e situazioni che potrebbero mandarlo in crisi. Il tutto, naturalmente, per scovare eventuali problemi prima che siano i tuoi utenti a farlo.

Un buon processo di software testing però non si limita a controllare che tutto sia “a posto”, ma valuta anche quanto sia a posto. Quanto è stabile l’app? Come reagisce in condizioni estreme? E se qualcosa va storto, lo segnala nel modo giusto?

Fare un software test fatto bene è il modo più concreto per garantire qualità, affidabilità e coerenza. Per questo, nelle aziende che prendono sul serio lo sviluppo, il testing del software è parte integrante del progetto, non un’aggiunta dell’ultimo minuto.

Software testing: su cosa si concentra?

Come abbiamo visto, quindi, il test del software serve a capire se il prodotto “funziona”. Ma cosa significa davvero?

Nel concreto, non si tratta solo di accertarsi che ogni bottone faccia ciò che deve. Il software testing serve a valutare quanto un’applicazione è solida, affidabile e pronta all’uso, su più livelli. Perché un prodotto digitale può sembrare a posto… finché viene messo sotto pressione, in mano agli utenti o in un ambiente reale.

Ecco perché si testano diversi aspetti, non solo il codice:

  • Program testing.
    In questa fase si analizza la logica interna del software: funzionalità, integrazioni tra moduli, gestione degli errori, risposta a input imprevisti. L’obiettivo è individuare bug o comportamenti incoerenti prima che si trasformino in veri problemi in produzione. Un esempio concreto di questa pratica è lo unit testing di cui abbiamo scritto qui.
  • User testing.
    Un’interfaccia può essere tecnicamente perfetta ma difficile da usare perché confusa o poco intuitiva. Questo tipo di test si concentra sull’esperienza delle persone per valutare se i flussi sono chiari, le azioni sono immediate e le risposte coerenti rispetto alle aspettative. Per approfondire le tecniche e i benefici di questa pratica, puoi leggere il nostro articolo dedicato allo usability testing.
  • Soft testing.
    Si tratta di test preliminari condotti in ambienti controllati, come versioni beta o demo interne. Servono per raccogliere feedback e osservazioni, in modo da correggere eventuali criticità prima del rilascio.

Un testing del software ben strutturato, insomma, analizza il prodotto digitale da diverse angolazioni, ognuna con un focus preciso. Oltre alla qualità del codice, permette di analizzare anche l’esperienza, la tenuta nel tempo e la compatibilità con l’ambiente reale.

software testing: persone davanti al pc che analizzano il codice di un prodotto digitale

Quando si fa il test del software (e perché non va rimandato) 

Se stai pensando che il software testing sia l’ultimo step prima del rilascio… meglio fermarsi un attimo. 

Il test del software non è una fase finale da spuntare al volo, ma un’attività che accompagna l’intero ciclo di vita del prodotto: si parte fin dalle prime fasi di sviluppo e si continua anche dopo la pubblicazione, durante la manutenzione e gli aggiornamenti. 

Eseguire i test solo alla fine, come vedremo nel paragrafo successivo, significa esporsi a rischi evitabili: errori che costano più tempo (e budget) per essere corretti, funzioni che vanno ripensate in corsa, e in alcuni casi il rischio di dover rimandare il rilascio. 

Un buon processo di testing, invece, si basa su iterazioni. Significa testare in modo continuo, un passo alla volta, per individuare subito i problemi e affrontarli mentre il progetto cresce. 

Nel concreto, possono entrare in gioco: 

  • Test manuali, eseguiti da persone per verificare funzionalità e comportamenti specifici. 
  • Test automatizzati, programmati per girare a ogni nuova release, ottimi per le parti più ripetitive e stabili del software. 
  • Test di regressione, utili per controllare che modifiche o aggiornamenti non abbiano rotto qualcosa che prima funzionava. 
  • Test in produzione, in ambienti controllati ma realistici, per validare il comportamento dell’app in condizioni vicine a quelle “vere”. 

In sostanza, testare bene significa non aspettare che il problema emerga, ma costruire un processo che lo intercetti per tempo 

Cosa succede se non testi bene 

A volte si salta il test del software per risparmiare tempo. Altre volte perché “tanto abbiamo già controllato”. O perché si pensa che basti testare tutto alla fine, in un colpo solo. 

Il problema è che quando il test viene trascurato, gli effetti si vedono eccome. E quasi sempre si pagano caro. 

Ecco cosa può succedere quando il software non viene testato come si deve: 

  • Costi imprevisti: correggere un bug in fase avanzata (o, peggio, dopo il rilascio) costa molto di più che individuarlo prima. E a volte significa dover riscrivere intere porzioni di codice. 
  • Perdite di tempo: ogni errore non rilevato rallenta tutto, dal rilascio agli aggiornamenti, fino alla roadmap. Senza contare il tempo perso dal team nel ricostruire cosa non ha funzionato. 
  • Esperienza utente compromessa: un’app che crasha, funzionalità che non rispondono, flussi poco chiari…ogni ostacolo genera frustrazione. E quella frustrazione si traduce in utenti che abbandonano. 
  • Danni di immagine: bastano poche recensioni negative per far passare il messaggio che il tuo prodotto è inaffidabile. E recuperare la fiducia persa è molto più difficile che evitarne la perdita. 
  • Errori irrecuperabili: alcuni problemi emergono solo dopo il lancio, ma a quel punto è troppo tardi per sistemarli senza compromettere il progetto. In certi casi, si è costretti a tornare indietro o ripartire da zero. 

Il punto è semplice: testare bene non è una precauzione, è una responsabilità vero chi utilizzerà il prodotto digitale. Ed è proprio per questo che in Beliven abbiamo dato vita ad un reparto dedicato alla Software Quality Assurance o SQA. Vuoi saperne di più? Leggi l’intervista a Edona Gashi, SQA Specialist di Beliven qui 

Hai già un prodotto online e qualcosa non torna? Parliamone insieme. 

programmatore che sviluppa del codice al pc

Il test del software in Beliven

In Beliven il test del software è una parte viva del processo, non certo una formalità. Non serve solo a “spuntare una voce” prima del rilascio, ma a proteggere il valore del progetto, a ogni fase.

Lo integriamo fin da subito, partendo dall’analisi iniziale. Questo ci permette di progettare soluzioni consapevoli, già pronte per essere validate passo dopo passo. Ogni sprint di sviluppo è affiancato da test mirati: funzionali, automatici, manuali, di regressione. E quando qualcosa non torna, si interviene prima che diventi un problema.

Il testing, per noi, è anche un canale di comunicazione. Un modo per tenere allineati team e clienti, per condividere osservazioni, segnalazioni, scelte. Anche chi non è tecnico deve poter capire cosa viene testato, come, e perché.

Perché testare bene, alla fine, significa proprio creare un linguaggio comune tra chi progetta, chi sviluppa e chi userà davvero il prodotto.

Il test del software non è un dettaglio. È la base di tutto.

Se hai già un software e qualcosa non torna, potresti pensare che il problema sia nel design, nell’infrastruttura o nel codice.
Ma molto spesso, la vera causa è più semplice: il prodotto non è mai stato testato nel modo giusto.

E se invece sei ancora all’inizio, con un’idea da trasformare in realtà, sapere che il test accompagna ogni fase — dall’analisi al rilascio — può aiutarti a prendere decisioni più consapevoli, fin da subito.

Per noi di Beliven, il testing è parte integrante del progetto e una garanzia continua di qualità. Serve a creare soluzioni solide, che reggano nel tempo, funzionino bene e siano davvero utili per chi le usa ogni giorno.

Ti va di parlarne con noi? Contattaci.

FAQ 

Cos’è il test del software?
È il processo con cui si verifica che un’applicazione funzioni come previsto: stabile, sicura e senza bug evidenti. Serve a controllare sia la logica interna sia l’esperienza utente, attraverso una serie di test manuali o automatizzati. 

Il test del software serve anche in fase di prototipo?
Sì, naturalmente. Anche nelle fasi iniziali è utile testare le funzionalità chiave, raccogliere feedback e validare le prime ipotesi. Non servono test complessi: bastano verifiche mirate per capire se il progetto sta andando nella direzione giusta. 

È obbligatorio fare test anche per piccole app?
Più che obbligatorio, è strategico. Anche un’app semplice può generare problemi se rilasciata senza test. Il testing ti aiuta a garantire stabilità, evitare imprevisti e offrire un’esperienza coerente fin da subito. 

Meglio test manuali o automatizzati?
Dipende dal tipo di progetto. I test manuali sono utili per verificare interazioni complesse o nuove funzionalità. Quelli automatizzati sono ideali per controlli ripetitivi, veloci e continuativi. Spesso la soluzione migliore è una combinazione dei due. 

Quanto tempo (e budget) servono per un buon test?
Non c’è una risposta unica: dipende dalla complessità del progetto e dagli obiettivi. Ma attenzione, serve cambiare prospettiva: il test del software non è un costo extra, ma un investimento per evitare bug, ritardi e rilavorazioni future. In ogni caso, si può pianificare in modo modulare e progressivo. 

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