Piano di Disaster Recovery: come proteggere l’azienda dai disastri IT

Nel mondo dell’Information Technology, un disastro può verificarsi all’improvviso: un’interruzione della rete, la perdita di dati o un attacco hacker possono mettere a rischio l’intera infrastruttura di un’organizzazione, rallentando o addirittura fermando le attività. In questi casi, avere un piano di Disaster Recovery (DRP) pronto all’uso è fondamentale. Ma di cosa si tratta?
Un piano di Disaster Recovery è molto più di una semplice previsione dei rischi. È uno strumento indispensabile per ridurre al minimo i danni e garantire un rapido ritorno alla normalità. L’obiettivo non è solo quello di ripristinare i sistemi, ma anche di salvaguardare i dati critici e assicurare che i tempi di inattività siano ridotti al minimo.
Infatti, un DRP ben strutturato significa non solo prepararsi a ripristinare hardware e software, ma anche mantenere la continuità operativa durante e dopo l’emergenza, evitando perdite significative. Ma attenzione! Il Disaster Recovery è solo una parte di una strategia più ampia: la business continuity. Mentre il DRP si concentra sul ripristino post-disastro, la business continuity mira a garantire che l’azienda rimanga operativa anche durante situazioni critiche, aumentando così la sua resilienza.
Cos’è il piano di Disaster Recovery
Un piano di Disaster Recovery (DRP) è uno strumento fondamentale per aiutare l’azienda a riprendersi rapidamente da interruzioni o disastri, assicurando che i sistemi IT tornino operativi il prima possibile. Il suo obiettivo è semplice: ridurre i tempi di inattività e prevenire la perdita di dati. Oggi, la maggior parte delle attività aziendali dipende dalla tecnologia, quindi un DRP ben organizzato permette alle imprese di essere pronte a qualsiasi situazione, sia che si tratti di un attacco informatico, di un blackout o di un guasto hardware.
Il piano non riguarda solo i server o i computer, ma tutto ciò che contribuisce al funzionamento quotidiano dell’azienda, dai software principali ai dispositivi come smartphone, stampanti e telefoni.
Per rendere tutto più chiaro, ecco cosa include tipicamente un DRP:
- Software e applicativi principali: tutto ciò che l’azienda utilizza quotidianamente per le operazioni critiche.
- Archivi di dati: sia quelli interni che quelli forniti da terze parti.
- Dispositivi di rete: come router, switch, e server di posta.
- Hardware essenziali: PC, tablet, smartphone, stampanti e altre apparecchiature.
- Sistemi di sicurezza e allarme: inclusi file server e dispositivi di accesso.
Un buon piano di Disaster Recovery prevede anche soluzioni di backup e misure per affrontare disastri di vario tipo, tra cui:
- Attacchi informatici: malware, virus o intrusioni possono causare seri problemi, quindi è importante essere pronti.
- Interruzioni di corrente: avere un piano per continuare a lavorare anche durante un blackout è fondamentale.
- Guasti dell’hardware: disporre di un piano di failover per sostituire immediatamente apparecchiature difettose.
Insomma, un DRP ben fatto dà la tranquillità di sapere che, qualunque cosa succeda, l’azienda può riprendersi in modo rapido ed efficiente, evitando perdite economiche e danni alla reputazione.

Gli obiettivi del DRP
Il piano di Disaster Recovery ha come scopo principale garantire che un’azienda possa riprendersi nel modo più rapido ed efficiente possibile da un disastro o un’interruzione improvvisa dei sistemi IT e delle infrastrutture critiche. Per farlo, è necessario sviluppare un iter ben definito e facile da seguire che guidi il recupero delle operazioni aziendali. A primo impatto, il piano può sembrare un insieme di misure e pratiche strettamente tecniche, ma le cose non stanno proprio così. Un DPR ben strutturato tiene in seria considerazione il coinvolgimento dei dipendenti. Ogni persona del team deve infatti essere pienamente consapevole tanto del proprio ruolo quanto delle proprie responsabilità; solo così le aziende possono assicurarsi che le procedure siano sempre rispettate e che le soluzioni adottate siano sostenibili dal punto di vista economico.
Un piano di Disaster Recovery efficace non si limita però nemmeno a predisporre le sole attività per ripristinare le operazioni in tempi brevi. Si impegna anche a minimizzare i rischi e le interruzioni operative, contribuendo a mantenere la stabilità finanziaria dell’azienda. Tra i benefici concreti, un DRP ben progettato può ridurre premi assicurativi, diminuire le responsabilità legali e garantire che l’azienda sia conforme alle normative vigenti aiutando l’organizzazione, nel complesso, a limitare i costi legati a un eventuale disastro.
Senza un piano, i costi legati a un disastro possono rapidamente aumentare: basti pensare alle vendite perse se il sito web è offline per giorni, o al tempo fatturabile perso in caso di cancellazione accidentale di documenti importanti.
I diversi tipi di Disaster Recovery
Quando si tratta di scegliere il giusto approccio per il Disaster Recovery, esistono diverse opzioni, ognuna con caratteristiche specifiche in grado di adattarsi a diverse esigenze aziendali. Ecco i quattro principali tipi di Disaster Recovery:
- Disaster Recovery dei data center: questo approccio si concentra sulla protezione fisica dell’intero edificio che ospita i sistemi informatici, il cosiddetto data center. Ciò include elementi come la sicurezza dell’edificio, i sistemi di alimentazione di riserva, la gestione del clima (HVAC) e i sistemi antincendio. L’obiettivo è garantire che tutto resti operativo, anche in caso di interruzioni localizzate, spesso tramite sistemi ridondanti che prevengono guasti. È una soluzione robusta, ma può risultare costosa e complessa da gestire internamente.
- Disaster Recovery basato sul cloud: in questo caso, l’azienda trasferisce la responsabilità dell’installazione e della manutenzione del sito a un provider di servizi cloud. Il data center è gestito interamente dal fornitore, che offre un’infrastruttura su misura per le esigenze del cliente, riducendo significativamente i costi e la complessità operativa per l’azienda. Tuttavia, questo approccio può risultare meno flessibile rispetto al controllo completo di un data center di proprietà. (Leggi questo articolo per approfondire i vantaggi del cloud computing).
- Disaster Recovery virtualizzato: la virtualizzazione è diventata una soluzione sempre più popolare, soprattutto in un’epoca in cui il lavoro a distanza è sempre più diffuso. Questo approccio permette di evitare la ricostruzione fisica di un server in caso di disastro, poiché i server virtuali possono essere facilmente ripristinati utilizzando capacità di riserva o soluzioni cloud. Questo semplifica notevolmente il processo di ripristino e rende più facile raggiungere gli obiettivi di tempo di ripristino (Recovery Time Objectives o RTO).
- Disaster Recovery as a Service (DRaaS): Il DRaaS è un servizio esternalizzato che fornisce soluzioni di disaster recovery tramite cloud o con un modello site-to-site. I fornitori di DRaaS possono ricostruire e spedire i server al cliente, oppure utilizzare il cloud per il failover delle applicazioni e orchestrare il ripristino dei server ricostruiti. Questo approccio è molto flessibile e consente alle aziende di riconnettersi rapidamente attraverso soluzioni come VPN o Remote Desktop Protocol.
Ogni tipo di Disaster Recovery ha i suoi vantaggi, e la scelta del giusto approccio dipende dalle specifiche esigenze di ogni azienda. Che si tratti di proteggere un data center fisico o di sfruttare la flessibilità del cloud, l’importante è avere un piano solido per garantire la continuità operativa anche in situazioni critiche.

Come gestire l’attivazione di un piano di Disaster Recovery
Per garantire l’efficacia di un piano di Disaster Recovery (DRP), è fondamentale seguire una serie di attività e procedure ben definite. La prima, e forse più importante, è la sua corretta attivazione, che deve avvenire in base a quanto stabilito dal piano di continuità operativa (BCP). Questo piano, infatti, analizza gli scenari di crisi e le indisponibilità delle risorse, identificando le azioni da intraprendere attraverso l’analisi d’impatto aziendale (BIA).
Una volta attivato, l’obiettivo principale del DRP è ripristinare rapidamente le procedure IT e i servizi essenziali, dando priorità alle aree e ai processi più critici per l’azienda. A seconda del tipo e dell’entità dell’interruzione, verranno eseguiti interventi mirati per risolvere l’emergenza, prestando sempre attenzione a evitare l’effetto domino, ossia il rischio che un problema possa generarne altri.
L’attivazione delle procedure di Disaster Recovery deve avvenire in collaborazione con il responsabile del piano di continuità operativa, per garantire che ogni passo sia coordinato e condiviso. Le procedure per gestire ogni tipo di indisponibilità devono essere chiare e includere diversi punti chiave, come:
- Valutazione tecnica dell’indisponibilità effettiva
- Definizione della strategia di intervento
- Stima del Recovery Time Objective (RTO) e del Recovery Point Objective (RPO)
- Aggiornamento del comitato di crisi
- Pianificazione del ripristino e del ritorno alla normalità
- Redazione di una relazione finale sull’evento
Un DRP efficace richiede infatti anche di considerare l’impatto sul business, definire obiettivi precisi per il ripristino e assicurarsi che i server e i backup siano conservati in un luogo sicuro e lontano dalla sede principale.
Com’è evidente, la coordinazione e la collaborazione sono tutto: ecco perché le istruzioni del DRP devono essere facilmente accessibili e organizzate in liste di controllo semplici, per permettere un’azione immediata in caso di disastro.
Mantenere il piano di Disaster Recovery sempre aggiornato
Un piano di Disaster Recovery non è un documento statico, ma uno strumento in continua evoluzione. Per garantire che rimanga efficace e al passo con le esigenze dell’azienda, è fondamentale eseguire test periodici almeno ogni sei mesi oppure ogni volta che vengono introdotte modifiche significative, come l’acquisto di nuove apparecchiature o il cambiamento delle metodologie di recupero. Questi test non solo assicurano che il piano funzioni correttamente, ma consentono anche di identificare eventuali punti deboli e migliorare continuamente il processo.
Ogni test deve essere documentato e le relazioni devono essere integrate nel piano, così da mantenere una traccia completa delle verifiche effettuate.
Mantenere il DRP aggiornato e sottoporlo a verifiche regolari è la chiave per proteggere l’azienda dalle minacce impreviste. Investire tempo in queste attività significa assicurarsi che, qualunque cosa accada, l’azienda possa riprendersi rapidamente, preservando la sua operatività e riducendo al minimo i rischi. Pianificare con cura e testare con regolarità non è solo una best practice, ma una necessità per qualsiasi organizzazione che si affidi alla tecnologia per il proprio successo.
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