Infrastructure as Code: cos’è e perché ci piace l’IaC
Al giorno d’oggi, non è raro trovare aziende chiamate ad implementare giornalmente in produzione un numero di applicazioni non lontano dal centinaio. In questo contesto sempre più frenetico, l’infrastruttura aziendale vive quindi una costante evoluzione, necessaria per potersi adattare alle mutevoli richieste degli sviluppatori e degli utenti. Detto questo, apparirà chiaro che per le organizzazioni diventa cruciale dotarsi di soluzioni con cui automatizzare l’infrastruttura così da poter controllare efficacemente i costi, ridurre i rischi e rispondere con prontezza alle minacce della concorrenza e alle opportunità di business.
In questo contesto emerge quindi l’importanza delll’Infrastructure as Code (IaC) o, per dirla all’italiana, dell’Infrastruttura come Codice. IaC rende infatti possibile automatizzare il provisioning dell’infrastruttura IT, semplificando notevolmente lo sviluppo, l’implementazione e la scalabilità delle applicazioni cloud. Questo approccio consente di agire con maggiore celerità, riducendo al contempo i rischi e i costi associati alle operazioni infrastrutturali.
Insomma, Infrastructure as Code libera gli sviluppatori dall’onere di dover gestire manualmente aspetti critici come server, sistemi operativi, connessioni al database e storage ogni volta che si impegnano dello sviluppo, nei test o nell’implementazione di un’applicazione software. Ecco cos’è IaC e quali sono i suoi vantaggi principali.
Cosa significa Infrastructure as Code
Il concetto di Infrastructure as Code (IaC) rappresenta una svolta importante nella gestione dell’infrastruttura IT. Di fatto, implica infatti una gestione dell’infrastruttura che fa uso del codice per automatizzare il provisioning e il deployment delle risorse, eliminando la dipendenza da processi manuali e impostazioni tradizionali.
In sostanza, IaC consente di gestire in modo programmabile e scalabile le risorse IT, riducendo al minimo gli errori umani e potenziando l’efficienza e la produttività complessiva.
Ogni ambiente applicativo richiede infatti una molteplicità di componenti di infrastruttura, come sistemi operativi, connessioni al database e spazi di archiviazione. La gestione manuale di queste componenti, che devono essere configurate, aggiornate e sottoposte a costante manutenzione, si traduce in importanti dispendi di tempo, energia e denaro ed è spesso suscettibile a errori, in particolare quando si tratta di ambienti su larga scala.
Infrastructure as Code supera queste sfide consentendo agli sviluppatori di definire lo stato desiderato dell’infrastruttura senza dover esplicitare tutti i passaggi necessari per raggiungere tale stato. Questa forma di automazione libera quindi gli sviluppatori dal peso della gestione manuale dell’infrastruttura, permettendo loro di concentrare tempo e energie nella creazione e ottimizzazione delle applicazioni anziché sulla gestione degli ambienti.
Particolarmente rilevante negli ambienti DevOps, l’Infrastruttura come Codice permette agli sviluppatori di creare e controllare rapidamente le versioni dell’infrastruttura, applicando le stesse pratiche di controllo delle versioni e monitoraggio continuo che si applicano al codice sorgente delle applicazioni. Trattando l’infrastruttura e le operation non diversamente dal codice dell’applicazione e da altro codice, IaC rende insomma possibile assicurare l’aderenza alle best practice DevOps anche nel contesto della gestione infrastrutturale, assicurando coerenza e affidabilità nelle implementazioni.
Infrastruttura come codice (IaC): i vantaggi da conoscere
In un panorama informatico in cui l’automazione è diventato un obiettivo cardine, l’Infrastructure as Code rappresenta una decisiva risposta per accelerare e semplificare i processi di gestione dell’infrastruttura IT. Se infatti in passato gli amministratori di sistema si affidavano a una miscela di script e processi manuali per configurare gli ambienti infrastrutturali, l’IaC ha introdotto una nuova era di automazione grazie al “potere” del codice.
Con l’Infrastructure as Code, ad esempio, è possibile configurare l’ambiente infrastrutturale in pochi minuti, superando la necessità di configurare e aggiornare gli hardware singolarmente e a livello fisico. IaC consente infatti la distribuzione di macchine virtuali come se fossero programmi, utilizzando lo stesso set di codice.
Questo approccio innovativo crea un’infrastruttura elastica, scalabile e ripetibile ma i suoi vantaggi non terminano certo qui. Tra i benefici più importanti rientrano:
- Rapidità di produzione e immissione sul mercato: l’automazione del processo di provisioning infrastrutturale per lo sviluppo, l’esecuzione di test e la produzione si traduce in tempi più brevi per la messa in opera delle applicazioni, fornendo un vantaggio competitivo essenziale.
- Maggior coerenza: IaC previene lo scostamento della configurazione, assicurando la riproduzione fedele dell’ambiente ad ogni iterazione. Questa coerenza si rivela particolarmente importante per evitare problemi di implementazione, soprattutto in termini di sicurezza.
- Sviluppo rapido e efficiente: semplificando il provisioning e garantendo una maggiore coerenza con l’infrastruttura, IaC contribuisce a uno sviluppo più rapido ed efficiente. Ad esempio, se gli sviluppatori possono fornire ambienti di CI/CD, il reparto di software quality assurance può fornire rapidamente ambienti di test affidabili.
- Implementazione delle best practice DevOps: trattando l’infrastruttura come qualsiasi altro codice, le pratiche DevOps come il monitoraggio continuo, il controllo delle versioni e i test automatizzati diventano parte integrante del processo di gestione, garantendo una maggiore efficienza e sicurezza.
- Riduzione degli errori di configurazione: eliminando la gestione manuale, che è intrinsecamente soggetta a errori umani, Infrastructure as Code semplifica il controllo degli errori e consente, in caso di necessità, un rapido ripristino degli ultimi file di configurazione noti nella base di codice.
- Riduzione dei costi e aumento del Return on Investment (ROI): oltre a diminuire il tempo e le competenze specializzate richieste per il provisioning e la scalabilità dell’infrastruttura, IaC aiuta le organizzazioni a sfruttare appieno la struttura di costi basata sul consumo del cloud computing. Inoltre, libera gli sviluppatori da compiti operativi, consentendo loro di dedicare più tempo alla creazione di soluzioni software innovative.
IaC: immutabile o mutabile?
Quando si decide di automatizzare l’infrastruttura con IaC è necessario scegliere tra un’infrastruttura mutabile o una immutabile. A spingere l’ago della bilancia verso l’una o l’altra soluzione sono naturalmente le specifiche esigenze, nonostante da diverso tempo la scelta sembri ricadere prevalentemente sulla seconda o, ad ogni modo, su una versione ibrida che fonde le due.
Per dirla brevemente, la distinzione tra infrastruttura mutabile e immutabile risiede nella possibilità di apportare modifiche strutturali dopo l’implementazione iniziale. Per andare nello specifico possiamo aggiungere che:
- L’infrastruttura si dice mutabile quando offre la flessibilità di essere modificata o aggiornata dopo il provisioning iniziale, consentendo ad esempio ai team di sviluppo di apportare eventuali personalizzazioni ai server. Questa flessibilità, però, porta con sé delle sfide importanti, come la complessità nel tracciamento delle versioni dell’infrastruttura e la potenziale compromissione della coerenza tra le diverse implementazioni. Tutte situazioni, queste, che possono originare problemi di configurazione.
- L’infrastruttura si definisce immutabile invece quando non consente modifiche a seguito dell’implementazione. Unica eccezione, le modifiche che coinvolgono le dichiarazioni originali, che vengono eseguite in modo sistematico e coerente su ogni dispositivo e configurazione garantendo coerenza e riproducibilità. In tutti gli altri casi, la soluzione è sostituire l’infrastruttura esistente con una nuova; cosa decisamente più pratica di quel che potrebbe apparentemente sembrare data la rapidità con cui può essere creata una nuova infrastruttura.
Infrastructure as Code tra approccio dichiarativo e imperativo
Dopo aver esplorato le differenze tra un’Infrastructure as Code mutabile e una immutabile, è ora necessario considerare la distinzione tra gli approcci all’automazione dell’infrastruttura: l’approccio dichiarativo e l’approccio imperativo.
L’approccio dichiarativo, spesso denominato anche funzionale, offre agli sviluppatori la possibilità di delineare le risorse e le impostazioni che costituiscono lo stato finale desiderato di un sistema lasciando al software IaC la gestione di tutti gli aspetti operativi, dalla creazione di macchine virtuali o container, all’installazione e configurazione del software necessario, fino alla gestione e al controllo delle versioni. Questo approccio semplifica il compito degli sviluppatori, permettendo loro di concentrarsi sulla descrizione del risultato desiderato. Nonostante questo innegabile vantaggio, è necessario sottolineare che per adottare pienamente questo approccio, è richiesta la presenza di uno sviluppatore ben versato nei componenti e nelle impostazioni necessarie per eseguire l’applicazione. Questa conoscenza può risultare complessa, specialmente considerando che gli amministratori esperti sono spesso specializzati nelle proprie soluzioni preferite.
Dall’altro lato, l’approccio imperativo, chiamato anche procedurale, consente agli sviluppatori di delineare dettagliatamente ogni passaggio richiesto per configurare le risorse e raggiungere lo stato desiderato del sistema in esecuzione. Anche se la scrittura di codice IaC imperativo può risultare più complessa di quella dichiarativa, l’approccio imperativo diventa essenziale in implementazioni infrastrutturali complesse. Questo approccio fornisce infatti un maggiore controllo sui dettagli operativi e può essere
quindi particolarmente vantaggioso quando si gestiscono configurazioni intricate o esigenze specifiche che richiedono una procedura dettagliata.
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